sabato 24 maggio 2008

Feinmors di Giuseppe Albanese

Nell'attesa che il mio illustre collega si presenti, inizio la nostra rassegna karmica lanciando la prima offensiva: citando un celebre punitore:
"In determinate, estreme, situazioni, la Legge è inadeguata. E per nascondere questa inadeguatezza, è necessario agire ai suoi margini. In modo da ottenere Giustizia. Questa non è una vendetta: la vendetta non è una motivazione valida, è una risposta emotiva. No... non vendetta. Punizione."
La prima punizione tocca a "Feinmors" di Giuseppe Albanese.

Ecco il suo incipit:
"E una notte fredda quella che lentamente sta scendendo a MONVILL un piccolo centro abitato, noto soprattutto per la sua eccessiva tranquillità e per la monotonia della vita condotta dai suoi abitanti ,cosa della quale al contrario di come si potrebbe pensare loro andavano molto fieri e che anzi cercavano di mantenere con ogni mezzo.La tranquillità di questa piccola cittadina e stata rafforzata da un ambiente ancora incontaminato ,infatti essa sorge ai piedi di una possente montagna circondata da un letto verde che si estende a dismisura fino ad arrivare alle falde di un maestoso fiume dove le sponde in lontananza si intravedono immensi campi coltivati .Di certo non si potrebbe immaginare che in un posto così possano succedere cose fantastiche o avvenire cose strane ,ma invece è qui in questo luogo di pace ed armonia che ha inizio la nostra storia."

E invece è qui che la tua storia, caro sig. Albanese, finisce. Nel cestino già stracolmo accanto alla mia scrivania.

Come succede sempre, il primo approccio che si ha con una cosa nuova è quello visivo. Agli occhi esperti di un editor gli errori scintillano come luci di natale. E ricordate sempre che un errore denota una mancanza che va al di là della superficie.

Cosa lampeggia in questo testo?

"MONVILL" scritto tutto maiuscolo. Sbagliato. Non si scrivono nomi tutti maiuscoli, al massimo in corsivo. Secondo la netiquette scrivere una parola o una frase in maiuscolo equivale a gridare. E tu, autore, hai appena urlato nelle orecchie del tuo lettore un nome, lo ritieni forse uno stupido? O forse sordo/cieco?

Poi vedo tanta punteggiatura messa dopo lo spazio e non prima. Primo e più evidente segno di distrazione, ignoranza delle regole di scrittura e scarsa propensione alla rilettura.

Senza contare i doppi spazi. Buchi neri nella lettura che inghiottono l'attenzione del lettore e le buone intenzioni di un editor.

Leggiamo la prima frase. La prima E dovrebbe essere accentata, ma non lo è. Può essere un errore di stampa, ma questo non assolve l'autore, al quale Lulu permette di controllare e revisionare il testo prima di pubblicarlo.

C'è il primo diamantino errore grammaticale. La notte che scende SU Monvill e non A Monvill. La forma semi-passiva della prima frase confonde la lettura. Sarebbe stato meglio "Sulla cittadina di Monvill scendeva una notte fredda." Sì, un bel punto, ci stava. Di questi e di virgole ne mancano in abbondanza in questo primo paragrafo. Lasciate che vi dica una cosa: non usare la punteggiatura non è un buon modo di apparire bravi. Se lo si usa per evitare di sbagliare è peggio ancora. Studiatela. Stop.

Una piccola parentesi concettuale. Mi suona molto strano che una cittadina tranquilla e monotona sia famosa. E famosa per la monotonia, tra l'altro. Possibile che in questo regno magico non si parli d'altro che di posti noiosi?

La frase che segue non è neanche italiano (cosa della quale al contrario di come), secondo la Stele di Robetta corrisponde a un idioma in uso presso i popoli analfabeti che parlavano per enigmi: in pratica dicevano parole a caso e poi chi ascoltava doveva metterle in ordine.

Uno degli eccessi più comuni dei giovani scrittori (ma sarebbe meglio dire "non scrittori") è l'uso di una costruzione frasica per indicare un concetto che potrebbe essere tranquillamente espresso con una parola. Usava questa tecnica Giorgio Panariello nella celebre imitazione di un Renato Zero che si perdeva in voli pindarici e fraseggi pomposi per poi sentirsi dire la parola che racchiudeva il concetto e ribattere con ingenuità "Ah... c'è 'na parola sola pe' di' tutto questo?".Tutto questo, appunto, per dire che "mantenere con ogni mezzo" la versione lunga del verbo preservare.

Altro mostro mostruoso del primo paragrafo è il cambio ti tempo verbale. Si parte con un presente indicativo, si passa per un congiuntivo, poi un bell'imperfetto per poi planare su un comodo passato prossimo per poi tornare a un presente indicativo. E questo solo nella prima frase.

La descrizione del paesaggio è rocambolesca. Si parte da un ambiente incontaminato protetto da una possente montagna circondata da un letto verde che si estende a dismisura fino ad arrivare alle falde di un maestoso fiume. Allora, parliamo di figure retoriche. "Letto verde" è una figura retorica, anzi è LA figura retorica per eccellenza. Una metafora. Se usiamo una espressione metaforica creaiamo una ellisse parallela, una finzione momentanea nella quale accumuniamo due oggetti distanti semanticamente. In questo caso un prato e un letto verde. Nel momento in cui la creiamo questa finzione, abbiamo il dovere di mantenerla credibile (perchè il nostro lettore in quel momento crede in quello che gli diciamo e non vuole che lo prendiamo in giro), per cui una montagna e una cittadina, metaforicamente, non sorgono da un letto verde, ma eventualmente vi si estendono o vi si adagiano. Azioni che si possono fare su entrambi gli oggetti: il letto e il prato.

La frase termina ancora con quello strano idioma sgrammaticato di cui non comprendo la traduzione in lingua corrente (un maestoso fiume dove le sponde in lontananza si intravedono immensi campi coltivati). Lasciatemi aggiungere che: primo un fiume può sorgere da una falda acquifera, altrimenti detta sorgente oppure "essere" una falda acquifera (ma in quel caso sarebbe un lago con una sorgente). Penso che l'autore intendesse la riva del fiume, ma questo non ci è dato saperlo. Il secondo punto che vorrei sottolineare è: in questo paesaggio di intravedono territori immensi? E' tutto immenso? E come fa a intravedere una cosa immensa o soltanto a sapere che una cosa è immensa se la vedi a malapena?

Terza cosa: un territorio incontaminato significa "non contaminato" da cosa? In genere dall'uomo. I territori incontaminati sono luoghi ameni sperduti dove la natura la fa da sovrana. Difficile pensare a una cittadina come un luogo incontaminato.

Ultima frase. Domanda: l'autore mi spieghi la differenza tra cose fantastiche e cose strane. E anche perchè non trova termini specifici che sostituiscano queste dannate cose generiche. Poi, "ma invece" è orribile, suona male e appartiene di nuovo a quell'idioma sconosciuto, aggiungiamo che mancano almeno due virgole alla frase che segue, togliamo quella dannata "d" eufonica di ed armonia e concludiamo dicendo che di incipit che usano le parole "nostra storia" ne è pieno il mondo della letteratura. E mi viene anche da dire che se non è nostra, la storia, di chi è?

E così siamo giunti alla fine di questa analisi. Questo vivisezionamento che io ho trascritto avviene, di solito, nella testa dell'editor. Io avrei gettato senza riserve questa pagina già alla prima riga. Certi strafalcioni suggeriscono che andando avanti nella lettura troverò anche di peggio e che neanche il lavoro di un pazientissimo editor ubriaco di acqua di Lourdes potrà migliorare. Chi è fedele nel piccolo è fedele anche nel grande così si dice. Per cui non vorrete mica che mi interroghi anche sulla trama, sulla costruzione dei personaggi, sulla struttura? Volete uccidermi? Di sicuro il signor Giuseppe Albanese sì.


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